Le spore del muschio dimostrano una resistenza eccezionale nell’esposizione spaziale a lungo termine

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Recenti esperimenti condotti da ricercatori dell’Università di Hokkaido in Giappone rivelano che le spore del muschio Physcomitrium patens possono sopravvivere per lunghi periodi nelle difficili condizioni dello spazio. Lo studio, pubblicato sulla rivista iScience, ha testato la resilienza del muschio in varie fasi di sviluppo (protonemi, cellule di covata e sporofiti) in ambienti spaziali simulati e reali, inclusa l’esposizione all’esterno della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Oltre l’80% delle spore è sopravvissuto nove mesi nello spazio, conservando la capacità di germinare, dimostrando una straordinaria capacità di resistenza.

Perché è importante: espandere la vita oltre la Terra

Questa scoperta non è semplicemente una curiosità botanica; ha implicazioni significative per il futuro dell’esplorazione spaziale e dei potenziali insediamenti fuori dal mondo. Mentre la Terra affronta crescenti sfide ambientali e mentre l’umanità cerca di stabilire una presenza sulla Luna, su Marte o oltre, capire come gli organismi terrestri possono adattarsi a condizioni estreme è fondamentale.

Lo studio evidenzia che anche senza modificazioni genetiche, alcune forme di vita possiedono meccanismi intrinseci per sopravvivere in ambienti precedentemente ritenuti inabitabili. Ciò mette in discussione le ipotesi sui limiti della vita e apre le porte alla progettazione di ecosistemi autosufficienti su altri pianeti.

L’esperimento: dal laboratorio all’orbita

I ricercatori hanno sottoposto il Physcomitrium patens a condizioni spaziali simulate, tra cui vuoto, temperature estreme (da -196°C a 55°C) e alti livelli di radiazioni UV. Gli sporofiti – spore incapsulate – si sono dimostrati molto più resistenti del muschio giovanile o delle cellule di covata, dimostrando una tolleranza 1.000 volte maggiore alle radiazioni UV.

Per convalidare questi risultati, centinaia di sporofiti sono stati inviati alla ISS nel marzo 2022 ed esposti direttamente nello spazio per 283 giorni. Al ritorno sulla Terra nel gennaio 2023, oltre l’80% delle spore era ancora vitale, con quasi il 90% in grado di germinare in laboratorio.

Origini evolutive: un’eredità di sopravvivenza

I ricercatori suggeriscono che questa resilienza sia radicata nella storia evolutiva delle briofite, il gruppo vegetale a cui appartengono i muschi. La loro struttura protettiva delle spore probabilmente si è evoluta come adattamento alla transizione dagli ambienti acquatici a quelli terrestri 500 milioni di anni fa, consentendo loro di resistere a condizioni estreme e sopravvivere a eventi di estinzione di massa. Il guscio esterno della spora agisce come una barriera, proteggendo la cellula interna dalle radiazioni dannose.

Fattibilità a lungo termine: prevedere la sopravvivenza nello spazio

Sulla base dei dati sperimentali, il team ha sviluppato un modello matematico che prevede che queste spore potrebbero sopravvivere nello spazio fino a 5.600 giorni, ovvero circa 15 anni. Anche se questa rimane una stima, indica un notevole grado di stabilità in condizioni estreme.

“Questo studio dimostra la sorprendente resilienza della vita che ha avuto origine sulla Terra”, ha affermato il dottor Tomomichi Fujita, ricercatore capo presso l’Università di Hokkaido. “Spero che la nostra ricerca sul muschio serva da punto di partenza”.

I risultati suggeriscono che la ricerca futura dovrebbe concentrarsi su come questa resilienza possa essere sfruttata per sviluppare sistemi sostenibili di supporto vitale per missioni spaziali di lunga durata e potenziali habitat extraterrestri.

Il prossimo passo è verificare se le spore possono sopravvivere per periodi ancora più lunghi nello spazio e come potrebbero interagire con altri organismi in un ecosistema chiuso. Questo lavoro apre le porte a una nuova era dell’astrobiologia e alla ricerca della vita oltre la Terra.

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